In zona Maggiolina, a Milano, sorge il Villaggio dei Giornalisti. Luogo dalla particolare atmosfera urbana e stilistica, il Villaggio dei Giornalisti è un vasto complesso residenziale appartenente al Municipio 2. Realizzato su iniziativa privata a partire dal 1911, il caratteristico quartiere meneghino prese pressoché subito il nome di Villaggio dei Giornalisti dato che il relativo progetto residenziale riscosse un ampio successo da parte di diversi pubblicisti, personaggi rappresentativi di quella nuova borghesia milanese strettamente legata alle testate giornalistiche. Il Villaggio dei Giornalisti, oggi, è considerato un’esclusiva area residenziale e ciò, soprattutto, anche per il duplice valore architettonico e storico di molti tra gli edifici che lo compongono. Passeggiare lungo le vie del Villaggio dei Giornalisti, da un lato, permette di conoscere una parte importante e suggestiva della storia architettonica e urbanistica del capoluogo lombardo e, dall’altro, trasmette un fascino coinvolgente grazie alla particolarità di diverse palazzine d’epoca.

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UNA STORIA DI SINGOLARE ARCHITETTURA MENEGHINA

Quella del Villaggio dei Giornalisti, a Milano, è una storia densa di innovazione, idee,  creatività e progettualità: originariamente “battezzato” con il nome di quartiere Giardino Mirabello, sorge accanto alla Villa Mirabello, in un’area che si sviluppa da sud verso nord partendo da Piazza Carbonari. Nel dettaglio, il nucleo al cui interno è andato sviluppandosi il Villaggio dei Giornalisti ha come confine diverse vie cittadine: si tratta di Via Arbe, Romussi, Eugenio Torelli Viollier, Dario Papa, Lepanto, Ettore Perrone di San Martino e Piazzale Salvatore Farina, nei pressi del Seveso, fiume che, all’inizio del secolo scorso, non era ancora stato ricoperto dal manto stradale.

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TUTTO INIZIÒ CON UN ARTICOLO PUBBLICATO SU “IL SECOLO”

Fu nel Maggio del 1911 che l’avvocato Mario Luigi Cerati, redattore de “Il Secolo”, scrisse un editoriale particolarmente impattante e che fece discutere in merito agli alloggi e alle case popolari: nel suo articolo, Cerati sosteneva che le autorità cittadine avevano fatto molto vantaggio della classe operaia, ma, allo stesso tempo, avevano trascurato totalmente la borghesia. In seguito, per permettere di assegnare gli immobili presenti nell’area suddetta alle prime linee del “Corriere della Sera” e ai suoi funzionari, il quartiere Maggiolina fu acquistato dalla Rizzoli (proprietaria del “Corriere della Sera”) e, poi, ceduto sia al Fondo per le Pensioni del personale Cariplo che all’INA (Istituto Nazionale delle Assicurazioni). Anni più tardi, dopo alcune manovre societarie, la proprietà delle maggior parte degli stabili passò, in un primo momento, a UniCredit per conto di alcuni fondi pensione da essa gestiti e, poi, alle Assicurazioni Generali, tramite alcuni fondi comuni d’investimento gestiti proprio dalla grande compagnia assicurativa.

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ARCHITETTI, CREATIVITÀ, GENIALITÀ E INNOVAZIONE

Ma, al di là delle seppur importanti vicissitudini proprietarie del caratteristico quartiere milanese, ciò che colpisce l’attenzione dei visitatori che vi transitano sono le inedite forme di diversi edifici. Difatti, è all’interno del Villaggio dei Giornalisti che, ancora oggi, è possibile osservare diverse e speciali realizzazioni immobiliari risalenti alla metà del secolo scorso quali, in modo particolare, le case a forma di igloo site in Via Lepanto (progettate dall’ingegnere Mario Cavallè) e la Villa Figini, situata in Via Ettore Perrone di San Martino ideata (non soltanto progettata, ma anche abitata dall’architetto Luigi Figini). L’ingegnere Mario Cavallè fu l’assoluto protagonista di una tra le più curiose esperienze di architettura residenziale realizzate nel nostro Paese, progettando, oltre alla case a igloo, anche le case a forma di fungo: si tratta delle abitazioni che, con ogni probabilità più delle altre, rendono particolarmente curioso e caratteristico il Villaggio dei Giornalisti. Nello specifico, si trattava di abitazioni monofamiliari a pianta circolare, quindi, con le forme, rispettivamente, di igloo e di fungo. Realizzazioni all’insegna dell’unicità estetica targate Mario Cavallè (1895 - 1982) e letteralmente scampate alla grande ondata di demolizioni che fu propria della speculazione edilizia degli anni ’60: il loro salvataggio fu merito anche dell’intervento personale dell’architetto Luigi Figini, il quale si impegnò attivamente affinché venissero protette dai Beni Culturali.

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VILLA FIGINI

Per quanto riguarda Villa Figini, villa unifamiliare anch’essa ubicata all’interno del Villaggio dei Giornalisti (in Via Perrone di San Martino 8), fu progettata da Luigi Figini tra il 1934 e il 1935 come propria abitazione e ispirandosi ai dettami dell’architettura di tipo razionalista. Villa Figini si caratterizza per 18 metri di lunghezza, 5 metri e mezzo di larghezza e poco più di 12 metri di altezza. L’edificio annovera due piani sospesi, mentre il terreno sottostante è totalmente libero ed è parte del giardino. La particolare abitazione ha la forma di un parallelepipedo incavato al proprio interno in modo da accogliere delle terrazze (una di esse contiene una piccola piscina) in ciascun piano.

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A FORMA DI IGLOO E A FORMA DI FUNGO

A livello strutturale, le case a forma di igloo sono costituite da una base circolare pari a circa 45 metri quadrati e, sostanzialmente, sono delle cupole concepite con un sistema a volta composto da mattoni forati disposti a rombi convergenti. Tale tecnica costruttiva ha il vantaggio di permettere la disposizione degli arredamenti interni con un più alto grado di libertà. Queste singolari e piccole abitazioni sono disposte su due livelli: un piano interrato (che viene usufruito sia come cantina che come sgabuzzino ed è accessibile unicamente dall’esterno) e un piano rialzato destinato a uso abitativo. Come raccontato da esperti di storia dell’architettura milanese, la disposizione originaria delle case a forma di igloo si componeva di un ingresso, di due piccole stanze, di una cucina e, infine, di un bagno, ma, oggi, solamente due di queste speciali, anzi, specialissime abitazioni milanesi del Villaggio dei Giornalisti hanno conservato il rispettivo aspetto del tempo, mentre tutte le altre sono state sottoposte, nel corso degli anni, a diversi interventi di modifica e ad ampie opere di ristrutturazione: in genere, si trattò di scelte pressoché inevitabili per ovviare a fenomeni di usura indotti dagli eventi atmosferici.

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NUOVI MODELLI ESTETICI

L’innovativa idea delle case a forma di igloo fu importata dall’ingegnere Mario Cavallè dagli Stati Uniti, Paese dove egli stesso si era formato come progettista: infatti, proprio negli USA de in quel periodo storico, il modello architettonico delle case con forma circolare aveva già riscosso una vasta diffusione. Oltre a quello relativo al Villaggio dei Giornalisti, Cavallè realizzò anche altri e significativi progetti di strutture culturali che hanno fatto storia, tra i quali la ricostruzione del Teatro Dal Verme (nel 1947, 1.850 posti) insieme all’architetto Vittoriano Viganò, il Cinema Marte (realizzato nel 1955 e, in seguito, rinominato Nobel, 560 posti) e il Cinema Istria (1940, 1.100 posti).