Dal recente “Rapporto Coop 2023 - Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, realizzato dall’Ufficio Studi Coop, emerge una situazione congiunturale che vede i nostri connazionali presi da un atteggiamento pressoché interlocutorio e in attesa di cambiamenti di segno positivo in grado di rilanciare abitudini e lifestyle più dinamici, a cominciare dall’approccio rivolto ai consumi. Lo scenario all’interno del quale gli italiani di oggi vivono la rispettiva quotidianità, come noto, è caratterizzato dagli effetti derivanti dalle tensioni internazionali (conflitto tra Russia e Ucraina), dai cambiamenti climatici e dai flussi migratori, oltre che, in modo particolare, dal trend inflazionistico e, di conseguenza, dalle incertezze sul versante economico.
UNA SITUAZIONE RESA COMPLESSA DALL’INFLAZIONE E NON SOLO
Per quanto riguarda gli eventi bellici in corso dal Febbraio dell’anno scorso e che, oltre alla loro grave drammaticità, hanno messo a dura gli equilibri economici e finanziari a causa delle pesanti ricadute sui costi energetici e delle materie prime (con il conseguente e pesante rialzo dell’inflazione) non possono che essere considerati come un vero e proprio fattore destabilizzante nell’ambito del sentiment, cioè del clima attinente al livello della fiducia riposta sia nei confronti del presente che del futuro prossimo. In relazione al drastico aumento dei flussi migratori, un problema articolato che richiede risposte e visioni del futuro tutt’altro che semplicistiche, i dati dimostrano che si è in presenza di un trend, al tempo stesso, epocale e inarrestabile, il quale aggiunge un elevato grado di complessità sociale, culturale ed economica.
L’IMPATTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Ma ci sono anche altri aspetti che si stanno palesando, in prospettiva, come cambiamenti cruciali per il Sistema Italia, sempre più interessato dal processo di digitalizzazione (digital transformation): difatti, il progressivo irrompere dell’intelligenza artificiale se, da una parte, sembra promettere di risolvere diversi problemi globali, dall’altra, alimenta altrettanti timori e ulteriori incognite, tanto che è lo stesso Ufficio Studi Coop a sottolineare che il valore economico di tale tecnologia, in soli 2 anni, è passato dai 95 ai 207 miliardi di euro, ma, stando alle più recenti analisi, in un prossimo futuro, 1 lavoratore su 4 potrebbe addirittura perdere la sua attuale occupazione. Va da sé che emerge come sempre più urgente un cambio di passo a livello formativo e basato anche sullo sviluppo di nuove professionalità e di nuove competenze in modo da adeguare il mercato del lavoro alle nuove tecnologie.
CLIMATE CHANGE
Passando ai cambiamenti climatici con i loro effetti in termini di surriscaldamento globale e di intemperie di vasta portata, al momento, tale problema quotidiano non sembra generare alcun impegno realmente concreto, tanto che, ad oggi, nessun Paese al mondo risulta compatibile con l’obiettivo di mantenere la crescita della temperatura media (entro il 2030) non oltre quota 1,5 gradi. Gli italiani evidenziano una sostanziale presa di coscienza di quella che ha ormai assunto il carattere di una vera e propria emergenza, come i recenti e gravi fatti meteorologici di questa estate hanno ampiamente dimostrato. Il climate change ha fatto registrare, solo nel corso del 2022, ben 2.300 eventi estremi (nel 2012, erano stati 146) e l’ONU, lo scorso mese di Luglio, per la prima volta, ha parlato di “Era dell’Ebollizione”. I dati rivelano che la popolazione mondiale è destinata a dividersi sempre più tra quanti sono preoccupati (in Italia, ben l’85% del campione interpellato), quanti intendono impegnarsi (in Italia, 1 su 4 ha adottato uno stile di vita sostenibile in ogni ambito della rispettiva quotidianità e 14 milioni sono gli italiani che si dichiarano pronti a impegnarsi in prima persona per la tutela dell’ambiente) e coloro che, al contrario, negano il riscaldamento climatico o pensano sia un’esagerazione (15%) o che abbia cause indipendenti dalle attività umane (19%). Anche tra quanti riconoscono l’esistenza dei cambiamenti climatici, il 14% degli italiani, comunque, pensa che non ci sia più nulla da fare per affrontare il problema. In linea generale, per i cittadini italiani, i responsabili di tale situazione sono, soprattutto, le imprese, l’Asia e gli USA.
ASPETTANDO IL RILANCIO DEL PIL ITALIANO
Nell’attuale scenario italiano, è tornata la cosiddetta “economia dello zero virgola”, in cui il PIL (Prodotto Interno Lordo) cresce, ma in maniera limitata. Terminata la buona fase di crescita avvenuta nel periodo immediatamente successivo agli anni peggiori della gravissima crisi sanitaria, l’economia italiana evidenzia di aver perso la spinta dei consumi, consumi che, a dispetto dell’inflazione e soltanto grazie al sostegno dei risparmi e del credito al consumo, hanno sostenuto il PIL nella prima parte del 2023. Per i mesi a venire, non si segnalano cambiamenti positivi, dal momento che le intenzioni di spesa degli italiani segnano una drastica inversione di rotta (il 36% degli italiani intende ridurre gli acquisti e, quindi, i consumi al netto dell’inflazione e appena l’11% pensa di aumentarli) e anche i segnali provenienti dallo scenario internazionale, dalla produzione industriale e dal mercato del lavoro inducono a prevedere un PIL 2023 solo parzialmente positivo (per i manager intervistati, pari al +0,6%).
IN PROSPETTIVA, IL RUOLO DEL PNRR
Vista la situazione, l’utilizzo dei fondi PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato nel 2021 dall’Italia per rilanciare l’economia dopo la pandemia di Covid-19 e al fine di consentire importanti cambiamenti quali sia lo sviluppo green che lo sviluppo digitale del Paese): nello specifico, si tratta della più grande iniezione di risorse nella nostra economia dagli anni Ottanta ad oggi tale da impattare sul PIL per oltre il 3% da qui al 2026. Le prospettive economiche italiane, poi, risultano indubbiamente appesantite dall’eccezionale crescita inflazionistica che, a partire dall’anno scorso, ha fatto diminuire il potere d’acquisto in misura pari a circa 6.700 euro pro-capite e, secondo l’80% dei manager intervistati, occorrerà attendere almeno il 2025 prima che la crescita dei prezzi torni ad attestarsi ai livelli pre-pandemici.
GLI ITALIANI RESISTONO
Tuttavia, malgrado le molteplici criticità relative ai cambiamenti in atto nel quadro generale, gli italiani si stanno dimostrando sostanzialmente equilibrati grazie alla tempra emotiva che continuano a esprimere e alla singolare assenza, almeno fino allo stato attuale, di sentimenti all’insegna della rabbia o del rancore sociale. In merito, la fotografia scattata dal “Rapporto Coop 2023” è quella di un Paese chiaramente inquieto (il 30% si dichiara tale, con un incremento pari al +6% sul 2022) e dove aumentano i timori (dal 20% del 2022 al 32% del 2023), ma che, nell’insieme, vede fortificare i sentimenti di fiducia (36%), di serenità (29%), di accettazione (23%) e di aspettativa positiva (28%): insomma, pare che il termine “resilienza” sia tra i più adatti a definire il lifestyle dei nostri connazionali, in costante attesa di cambiamenti di segno positivo.