Diventare proprietari di un immobile e, in altri termini, acquistare casa, per molti italiani, è un vero e proprio obiettivo nel corso della loro vita. Si tratta di una naturale quanto tradizionale predisposizione da parte dei nostri connazionali rivolta a diventare legittimi proprietari di un immobile in cui abitare abitualmente. Da diversi decenni, acquistare casa è una scelta, allo stesso tempo, consolidata e diffusa, in modo particolare, nel nostro Paese. Come noto, sulle dinamiche contingenti del trend attinente alle transazioni immobiliari (residenziali e non), influiscono diversi fattori contestuali che, a seconda del periodo, incentivano o frenano (almeno in parte e, certamente, mai del tutto) la voglia di acquistare casa.

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UNO SCENARIO CONTINGENTE COMPLESSO

Da una recente ricerca realizzata da Nomisma, emerge, da un lato, la conferma che acquistare casa è tuttora una importante priorità per gli italiani e, dall’altro, una criticità indotta dalla perdita del potere d’acquisto (inflazione), una situazione di scenario che, di fatto, tende a far rallentare il concretizzarsi dell’acquisto immobiliare. Stando ai risultati evidenziati nel report, emerge che, oggi, sono circa 3,1 milioni i nuclei familiari che affermano di essere interessati ad acquistare casa nei prossimi 12 mesi, mentre per 1 famiglia su 2, l’affitto rappresenta la sola soluzione al momento praticabile a causa della carenza delle necessarie risorse economiche.

In più, oltre il 30% delle famiglie intervistate esprime un certo timore di doversi confrontare con qualche difficoltà nei prossimi 12 mesi nel pagare l’affitto e il 27,8% prevede addirittura di non riuscire a onorare le rate del mutuo con regolarità. Va detto che la congiuntura economica dei primi mesi dell’anno in corso sembra distanziare il rischio recessivo da più parti menzionato, ma, di fatto, il clima economico tendenzialmente favorevole risulta esposto a minacce derivanti da più di un fattore.

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IL PESO DELL’INFLAZIONE

In primis, primo colpevole di tale incertezza è l’andamento inflazionistico che, più o meno lentamente, abbassa il potere di acquisto delle famiglie italiane. A ciò si aggiunge l’attuale stretta monetaria predisposta sia dalla Fed che dalla BCE, decisione che, seppur diretta ad attenuare il livello dell’inflazione (aspetto tutt’altro che marginale), non agevola il crescente bisogno di credito da parte di coloro che si rivolgono al mercato per acquistare casa, costringendoli a scontrarsi con la rigidità sul versante dei prezzi.

In merito, Luca Dondi, Amministratore Delegato di Nomisma, in occasione di un incontro con la stampa, ha sottolineato che, attualmente, si è in presenza di un indebolimento della domanda di acquisto destinato a riflettersi in un calo significativo delle compravendite, previsto proprio dagli analisti di Nomisma in misura pari a circa il -14,6% su base annua.

Pertanto, appare evidente che la conseguenza relativa alla perdita del potere di acquisto va a tradursi in una minor percentuale di famiglie che riesce a risparmiare (nel 2023, il 33,8%) con un impatto diretto sui trend legati all’abitare, tra i quali la scelta di acquistare casa e l’opzione di abitare in affitto.

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SI SCEGLIE DI AFFITTARE, MA ACQUISTARE CASA RESTA UN OBIETTIVO

Nonostante tutto ciò, ancora una volta, a tenere banco è il grande e costante interesse degli italiani rivolto alla casa e, in special modo, nella possibilità di acquistare casa. Secondo le rilevazioni targate Nomisma, le motivazioni insiste nell’acquisto della prima casa e in quelle di sostituzione (cambiare abitazione), complessivamente, riguardano ben l’81,2% delle volontà espresse da parte degli intervistati nell’ambito della ricerca stessa.

Focalizzando l’analisi nell’ambito delle locazioni, è dopo la marcata ripresa registrata nel 2022 che si evidenzia una contrazione dei nuovi contratti: nel dettaglio, la quota percentuale dei nuclei familiari che ha scelto di ricorrere all’affitto di una o più abitazioni per un periodo superiore ai 6 mesi è passata dal 5,6% nel 2022 al 5% nei primi mesi dell’anno in corso.

Per quanto concerne le motivazioni che inducono a scegliere di abitare in affitto, l’indagine targata Nomisma rileva che, per il 56% delle famiglie, l’affitto di un’abitazione rappresenta la sola soluzione praticabile a causa dell’insufficiente disponibilità economica che, di fatto, impedisce loro l’accesso al mercato immobiliare.

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UNA QUESTIONE DI DISPONIBILITÀ FINANZIARIA

Nell’ambito del suo recente report, Nomisma ha anche provveduto ad analizzare la capacità di tipo finanziario delle famiglie, capacità che, forse, nei prossimi mesi, rischia ulteriormente di diminuire. Per fare un esempio, la quota percentuale di nuclei familiari che, nel corso del 2024, prevede e teme di incontrare difficoltà nell’onorare il canone di affitto si attesta al 34,8%, riportando un incremento pari al +3% rispetto al 2022. Un significativo elemento aggiuntivo che emerge dalla ricerca consiste nel trend riguardante la propensione all’indebitamento da parte delle famiglie italiane: difatti, il 42,7% degli intervistati dichiara la propria intenzione di far sicuramente ricorso al finanziamento per acquistare casa, mentre il 35,2% afferma che lo farà con buona probabilità.

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DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AL CREDITO BANCARIO

Rispetto a quanto registrato nel corso del 2022, il decremento relativo alla quota dei potenziali proprietari intenzionati a rivolgersi al sistema creditizio bancario in modo da poter acquistare casa risulta imputabile, in parte, a una sostanziale autoesclusione indotta da sistemi di finanziamento difficilmente accessibili e, in parte, dalla più elevata onerosità derivante dall’aumento dei tassi di interesse. Malgrado ciò e contemporaneamente, si registra anche l’emergere di una fascia di domanda economicamente più attrezzata per affrontare agli impegni relativi al pagamento delle rate del mutuo contratto per acquistare casa.

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QUALCHE SENSIBILE MIGLIORAMENTO IN ATTO

Esaminando la qualità del credito erogato, malgrado le evidenti criticità insiste nell’attuale scenario, l’indagine realizzata da Nomisma registra comunque un segnale di miglioramento: nell’ultimo trimestre del 2022, infatti, la diminuzione delle sofferenze attinenti ai prestiti contratti per acquistare casa è risultata di maggiore entità rispetto al credito al consumo e ciò si è verificato anche grazie a politiche di erogazione più attente alla sostenibilità del debito.

In tale contesto, il processo di alleggerimento dei bilanci bancari è stato sostenuto dalla cartolarizzazione dei mutui (in sostanza, si tratta della cessione a terzi, da parte delle banche, dei loro crediti verso i clienti, quindi, dei mutui in fase di rimborso rateale), cartolarizzazione che è proseguita anche quest’anno, tanto che, lo scorso mese di Marzo, le consistenze dei prestiti cancellati e aventi per controparte le famiglie residenti nelle case acquistate tramite ricorso alla formula del mutuo ammontavano a circa 51,5 miliardi di euro.